Quantcast
Channel: Xi Jinping – SakerItalia
Viewing all articles
Browse latest Browse all 46

La fine definitiva della NATO

$
0
0

Nei tranquilli campi fuori la sonnolenta cittadina universitaria di Gettysburg in Pennsylvania c’è un monumento di bronzo, a forma di libro aperto. Noto come il monumento del “punto più alto della ribellione”, esso riporta le identità delle varie formazioni militari che, nel pomeriggio del 3 luglio 1863, hanno combattuto fino all’ultimo sangue sul terreno dove sorge il monumento.

In questo luogo, circa 12.500 uomini sotto il comando del Tenente Generale confederato James Longstreet, hanno formato tre divisioni e hanno lanciato un attacco frontale contro circa 10.000 uomini dell’Unione che stavano in trincea, comandati dal Maggior Generale Winfield Scott Hancock.

Anche se circa 1.500 uomini riuscirono a sfondare la linea dell’Unione, i Confederati furono velocemente circondati e costretti ad arrendersi o a morire. E’ in questo punto del campo di battaglia che è posto il monumento “del punto più alto”, per ricordare ciò che è diventata nota come la “carica di Pickett” dal nome di uno dei comandanti della divisione che aveva partecipato alla battaglia.

L’esercito Confederato riuscì a ritirarsi dal campo di battaglia di Gettysburg in buone condizioni, tanto da continuare a combattere per quasi altri due anni prima di arrendersi. Ma non si è mai ripreso dal disastro che è stata la carica di Pickett. Fu davvero il punto culminante della ribellione.

Una storia caotica

Gli studenti di storia potrebbero sperimentare ciò che Yogi Berra aveva una volta perfettamente definito come un “déjà vu tutto da capo”, nell’esaminare oggi le frenetiche attività intraprese dall’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO) in risposta a ciò che questa sostiene essere un provocatorio dislocamento di truppe russe lungo il confine russo-ucraino.

L’Alleanza trans-atlantica è una strana miscela di sistemi di credi politici, economici e militari che coprono una massa di 30 nazioni che gestiscono le attività quotidiane della loro organizzazione attraverso un processo decisionale collettivo basato sul consenso, tanto difficile da gestire quanto inefficiente.

Formatosi in origine come un insieme di 12 nazioni unite dal desiderio di “tenere i Russi fuori, gli Americani dentro, e i Tedeschi sotto” (come disse una volta, facendo una battuta, il primo segretario della NATO Lord Ismay), l’Alleanza trans-atlantica era, per prima cosa, un club costituito da nazioni che avevano due cose in comune: la convinzione condivisa del primato del governo democratico e il desiderio di stare sotto l’ombrello di protezione del potere militare americano.

Firma del Trattato di Washington che ha fondato la NATO nell’aprile 1949 (NATO)

All’inizio, l’Alleanza ha assistito ad un periodo di espansione, arrivando a 16 nazioni dopo l’ingresso di Turchia, Grecia, Spagna e Portogallo. Queste 16 nazione sono servite come base della NATO durante la Guerra Fredda, unite nella loro determinazione di opporsi a qualsiasi potenziale aggressione sovietica che prendesse di mira il territorio dell’Europa occidentale.

La NATO è sempre stata, da un punto di vista politico, un caos. I forti movimenti filo-comunisti in Francia e Italia hanno portato all’inopportuna situazione in cui i servizi di intelligence di una nazione alleata (gli Stati Uniti) erano impegnati a manipolare gli affari politici interni di due apparenti alleati per tenere i comunisti lontano dal potere.

La Germania occidentale portava avanti la sua unilaterale Ostpolitik, cercando migliori relazioni con la Germania orientale occupata dai Sovietici, con grande costernazione degli Stati Uniti. La Francia, offesa da ciò che riteneva essere (giustamente) il dominio degli USA nella struttura di comando militare dell’Alleanza, ritirò le sue forze armate dall’autorità di comando della NATO. E la Turchia e la Grecia erano impegnate nella loro Guerra Fredda regionale che, nel 1974, divenne calda per l’isola di Cipro.

Il collante che teneva insieme l’Alleanza erano le disposizioni sulla difesa collettiva dell’Articolo 5 della Carta della NATO, in base al quale, se un alleato NATO è vittima di un attacco armato, tutti gli altri membri dell’Alleanza devono considerare questo atto di violenza come un attacco armato contro tutti i membri, e intraprendere le azioni necessarie per fornire assistenza all’alleato attaccato.

Per gran parte della durata della Guerra Fredda, l’alleanza NATO era organizzata dal punto di vista militare in modo che ci fossero pochi dubbi su quali azioni sarebbero state intraprese, con un esercito NATO permanente dislocato in Germania occidentale in costante stato di combattimento, pronto a respingere ogni attacco da parte dell’esercito sovietico e dei suoi alleati del Patto di Varsavia. Similmente, la NATO ha mantenuto una significativa forza aerea e navale dislocata nel Mar Mediterraneo, pronta ad affrontare ogni aggressione sovietica in quell’area. Queste forze erano condotte da una massiccia presenza militare permanente degli Stati Uniti, compreso centinaia di migliaia di soldati, decine di migliaia di veicoli armati, centinaia di aerei da combattimenti e centinaia di navi da guerra.

Questa presenza a tempo pieno di forza militare concentrata pronta al combattimento, preparata com’era a combattere in un batter d’occhio, dava agli impegni dell’Articolo 5 molta più solennità di quanta era forse necessaria. Facendo appello all’Articolo 5, la verità è che gli alleati possono fornire ogni forma di assistenza considerino necessaria per rispondere a una situazione basata sulle circostanze.

Se viene portata avanti insieme ad altri alleati, questa assistenza non è necessariamente di natura militare e dipende dalle risorse materiali di ciascun paese. In breve, l’Articolo 5 lascia al giudizio di ciascun singolo Stato membro la determinazione di come e con cosa può contribuire in caso di sua invocazione.

Con la fine della Guerra Fredda nel 1990-1991 è arrivato lo smantellamento di questa forza militare a tempo pieno pronta al combattimento. La natura unificata della componente militare della NATO che esisteva negli anni ‘80 cessò di esistere appena dieci anni dopo, con ciascun Stato membro che si è occupato della propria smobilitazione e riorganizzazione sulla base dei requisiti politici interni, e non ai requisiti dell’Alleanza.

La NATO passa all’attacco

L’ex quartier generale di Belgrado, bombardato duramente dalla NATO 10 anni fa (Dennis Jarvis/Wikimedia)

Durante questo periodo, la NATO ha anche visto fallire il suo mantra di vecchia data, cioè essere un’alleanza puramente difensiva: ha intrapreso delle operazioni militari offensive sul suolo dell’ex Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia (un non-membro) e una campagna di bombardamenti offensivi contro la Serbia, anche se la Serbia non aveva attaccato alcun membro della NATO.

Questa decostruzione delle capacità militari e dello status della NATO come un’organizzazione esclusivamente difensiva, è avvenuta di pari passo con la decisione della NATO di espandersi e includere gli ex membri del Patto di Varsavia, a cominciare dall’adesione di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca nel 1999. L’allargamento della NATO fu visto come il raggiungimento di due obiettivi: secondo la prospettiva della NATO, ha riunito gran parte dell’Europa in un unico collettivo di parti alleate che, in virtù della loro appartenenza, avrebbero contribuito alla stabilità generale dell’Europa.

Ma c’era anche un’altra prospettiva in gioco, quella degli Stati Uniti. Mentre la NATO ha risposto agli Stati Uniti, che invocavano l’Articolo 5 dopo gli attacchi dell’11 Settembre, fornendo velivoli di sorveglianza aerea per pattugliare il nord America e forze navali nel Mar Mediterraneo, alcuni membri importanti, guidati da Germania e Francia, erano riluttanti a farsi coinvolgere nelle disavventure militari americane post 11 Settembre in Afghanistan e Iraq.

Questo spinse l’allora Segretario della Difesa Donald Rumsfeld a fare battute denigratorie sulla “vecchia Europa” a spese della “nuova Europa”. La continua espansione della NATO verso est, che ha assorbito tutte le ex nazioni del Patto di Varsavia insieme alle tre ex Repubbliche Sovietiche del Baltico, non solo ha spinto più a est il centro di gravità geopolitico della NATO, ma ha anche messo la NATO in rotta di collisione con la Russia, la cui opinione era stata ignorata da gran parte dei membri NATO.

Nel 2004 la NATO ha continuato a fornire supporto per l’addestramento militare e di polizia all’Iraq, a seguito della sconfitta di questa nazione per mano di una coalizione militare che comprendeva Stati Uniti, Gran Bretagna e Polonia che fornivano truppe e Spagna, Portogallo e Paesi Bassi che fornivano sostegno politico.

Similmente, la NATO ha contribuito con significative forze militari agli sforzi di ricostruzione in Afghanistan. Queste truppe hanno operato secondo quanto previsto dall’Articolo 4, dopo che gli Stati Uniti hanno portato la situazione afghana post 11 Settembre all’attenzione di tutti i membri, i quali hanno votato per autorizzare gli Stati membri a schierarsi in Afghanistan a sostegno della ricostruzione e delle operazioni di costruzione della nazione da parte degli Stati Uniti.

Nel 2011 la NATO ha effettuato operazioni militari offensive in Libia, come parte di una più ampia campagna per rimuovere dal potere il leader libico Muammar Gheddafi.

Un’appendice degli Stati Uniti

(Creative Commons/Wikipedia)

Nel 2008 la NATO era diventata una struttura rigonfia difficilmente riconoscibile rispetto all’organizzazione che era quando fu fondata nel 1949. La sua brama di espansione non conosceva limiti, con offerte di adesione sventolate in faccia a due ex repubbliche sovietiche (Georgia e Ucraina) e impegni militari avviati in Nord Africa e Golfo Persico.

Mentre la pomposa struttura organizzativa della NATO sembrava impressionante sulla carta, c’erano due realtà che non si potevano evitare con alcuna quantità di sbuffi e atteggiamenti. Innanzitutto, c’era l’assoluta carenza di reale potere militare sul lato dei componenti non-americani della NATO. Per sostenere i loro rispettivi impegni in Afghanistan, le principali nazioni NATO coinvolte (Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Francia e Italia) sono state costrette a cannibalizzare la loro capacità militare complessiva per far procedere le loro rispettive componenti militari. Anche allora nessuna di queste nazioni poteva portare a termine la propria missione in Afghanistan senza il sostegno logistico fornito dagli Stati Uniti.

Questa eccessiva dipendenza dalle capacità militari americane ha soltanto evidenziato la scomoda realtà: la NATO era diventata poco più di una appendice della politica estera e di sicurezza nazionale americana. Gli Stati Uniti hanno sempre giocato un ruolo sovradimensionato nella NATO. Se fosse stato focalizzato esclusivamente sulla salvaguardia della sicurezza europea, i membri non americani della NATO avrebbero potuto illudersi e credere di essere dei partner alla pari in un accordo trans-atlantico orientato alla difesa.

Quando la NATO ha cominciato ad espandersi, sia in termini di composizione dei membri sia in termini di entità e portata dei suoi impegni militari non europei, era evidente a qualsiasi osservatore con un minimo di curiosità intellettuale che la NATO esisteva a esclusivo beneficio degli Stati Uniti.

A dimostrazione di questo, nulla è stato più chiaro dell’umiliazione subita dalla NATO per mano degli Stati Uniti quando si è trattato di abbandonare la missione di ricostruzione in Afghanistan. La decisione di ritirarsi da questo paese è stata presa unilateralmente da parte degli Stati Uniti, senza consultazioni. La NATO, di fronte al fatto compiuto, non aveva altra scelta che fare quanto ordinato e lasciare l’Afghanistan con la coda fra le gambe.

L’umiliazione finale doveva ancora venire. Non accade nulla nel vuoto e l’espansione della NATO, insieme al suo ri-orientamento offensivo, ha suscitato la collera della Russia, estremamente risentita per lo sconfinamento di un’alleanza militare non più legata ai vincoli di un’autodifesa collettiva, ma piuttosto intrisa di un atteggiamento post-Guerra Fredda costruito intorno all’idea del contenimento e della limitazione della Russia, che si stava riprendendo dal disagio derivante dal crollo post-sovietico e, sotto la leadership di Vladimir Putin, stava attivamente ristabilendo la sua posizione di potenza regionale e mondiale.

Spaccature nella NATO

Il violento colpo di stato in Ucraina, sostenuto dagli Stati Uniti, nel 2014 (Wikipedia)

Fin dal 2001 la Russia sta suonando il clacson per richiamare l’attenzione sull’espansione della NATO e sulla minaccia che rappresentava per gli interessi di sicurezza russi. Questi appelli sono stati ignorati dalla NATO e dai suoi padroni americani, in gran parte perché credevano che la Russia fosse troppo debole sia dal punto di vista militare che economico.

Mentre la NATO dava la caccia ai fantasmi post 11 Settembre in Medio Oriente e in Afghanistan per volere del suo supervisore americano, la Russia lavorava per riformare la sua economia e le sue forze armate. Nel 2008 la Russia ha sconfitto la Georgia in una guerra breve ma violenta, accelerata da un assalto militare georgiano nel territorio dei separatisti dell’Ossezia del Sud. Nel 2014 la Russia ha risposto a un colpo di Stato orchestrato dagli Stati Uniti che ha estromesso Victor Yanukovich, il Presidente ucraino eletto democraticamente, annettendosi la Crimea e dando il suo appoggio ai separatisti filo-russi nella regione ucraina del Donbass.

La cosa importante da notare sull’attuale crisi in Ucraina è che, mentre le questioni di fondo sono solamente il sottoprodotto della spinta in avanti della NATO, la tempistica della crisi si basa su un calendario russo definito esclusivamente su finalità e obiettivi russi. L’obiettivo della Russia non è distruggere l’Ucraina (cosa fattibile in qualsiasi momento): l’obiettivo della Russia è distruggere la NATO.

Non si potrà ottenere attraverso l’uso diretto della forza militare ma, piuttosto, attraverso la minaccia indiretta di azioni militari che costringano la NATO a reagire in un modo che riveli l’impotenza di una organizzazione che ha perso molto tempo fa la sua ragion d’essere (la difesa collettiva) e che invece è in difficoltà sotto il peso della missione (il contenimento della Russia) che non può realizzare e su cui i suoi membri non sono unanimi nel perseguire.

Ecco alcuni dati di fatto: l’esercito russo è in grado di sconfiggere ogni forza che la NATO possa mettere insieme in un conflitto tradizionale; l’intera idea di auto-difesa collettiva si basa sulla capacità di dissuadere ogni potenziale avversario dal prendere in considerazione ogni azione militare contro un membro della NATO poiché il risultato (la totale sconfitta della parte che attacca) non è mai stata in discussione.

Se un’alleanza davvero difensiva può avere l’autorità morale di definire eccessivamente provocatorio l’accumulo di forze militari russe intorno all’Ucraina, la NATO ha da tempo perso la capacità di applicare quell’etichetta a se stessa con un minimo di serietà. Dal punto di vista della Russia, quando la stessa alleanza “difensiva” – che ha bombardato la sua alleata Belgrado e ha lavorato per rovesciare il leader della Libia – punta ad acquisire come membri l’Ucraina e la Georgia, tali azioni possono essere viste solo come misure aggressive e orientate all’aggressione, e come parte di una campagna anti-russa più ampia.

La rivelazione della NATO

Il Segretario di Stato Antony Blinken e altri rappresentanti dei Paesi NATO in una foto di gruppo presso la sede NATO di Bruxelles, il 23 marzo 2021 (Dipartimento di Stato, Ron Przysucha)

Militarizzando la crisi ucraina, la Russia ha rivelato l’assoluta impotenza militare della NATO. Per prima cosa, dopo aver agitato in faccia all’Ucraina l’esca dell’adesione negli ultimi quattordici anni, la NATO è stata costretta a confessare di non essere in grado di difendere l’Ucraina in caso di una invasione militare russa, in quanto l’Articolo 5 permette solo ai membri NATO di invocare la difesa collettiva, e l’Ucraina non è un membro NATO.

In più, le “imponenti” sanzioni economiche, che la NATO ha promesso di scatenare al posto di una risposta militare, si sono rivelate così impotenti come la potenza militare della NATO. Malgrado la leadership politica della NATO e gli Stati Uniti possano dire il contrario, non c’è alcuna unità di intenti quando si tratta di imporre le sanzioni alla Russia in caso di incursione militare in Ucraina.

In sintesi: ogni pacchetto di sanzioni che prende di mira l’energia e/o l’accesso alle istituzioni bancarie della Russia danneggerà l’Europa molto più della Russia. Mentre gli Stati Uniti continuano a spingere affinché l’Europa (e in particolare la Germania) si stacchi dalle forniture energetiche russe, il fatto è che non c’è alcuna alternativa percorribile all’energia russa e, inoltre, l’Europa si sta sempre più rendendo conto che la posizione americana ha meno a che vedere con la sicurezza europea e ha invece più a che vedere con il gioco degli Stati Uniti di accaparrarsi il mercato europeo.

In condizioni normali, gli Stati Uniti non possono competere con la Russia in termini di prezzo e di volume quando si tratta di fornitura di gas naturale. Se, attraverso le sanzioni, gli Stati Uniti possono tagliare l’Europa dalla Russia, allora gli Stati Uniti potranno imporre all’Europa i loro prodotti energetici ai prezzi che altrimenti non sarebbero competitivi.

La realizzazione della NATO

I singoli membri della NATO stanno cominciando a rendersi conto della realtà, cioè che la loro organizzazione è poco più di uno strumento impotente dell’egemonia globale americana. L’Ungheria ha concluso un suo accordo per il gas con la Russia, a dispetto delle direttive americane a fare il contrario. La Croazia e la Bulgaria hanno chiarito che non schiereranno le loro truppe a sostegno della posizione della NATO in Ucraina.

La Turchia ha dichiarato di considerare la crisi ucraina poco più di un tentativo malcelato da parte della NATO e degli Stati Uniti di indebolire la Turchia costringendola a combattere contro la Russia nel Mar Nero. Forse, però, i momenti più significativi ci sono stati quando due superpotenze della NATO, la Germania e la Francia, sono state costrette a guardare in faccia la realtà del loro ruolo sottomesso nei confronti degli Stati Uniti.

Quando il Presidente francese Emmanuel Macron si è recato in Russia per tentare di negoziare una soluzione alla crisi ucraina, si è trovato davanti alla realtà, e cioè che la Russia non avrebbe negoziato con la Francia senza che prima gli Stati Uniti esprimessero il loro sostegno alla posizione avanzata dal Presidente francese. Gli Stati Uniti contano, la Francia no.

Allo stesso modo, il Cancelliere tedesco è stato costretto a rimanere in silenzio durante la sua visita alla Casa Bianca mentre il Presidente americano Joe Biden “prometteva” di non chiudere unilateralmente il progetto del gasdotto Nord Stream 2, anche se gli Stati Uniti non hanno alcun ruolo nella costruzione e nella gestione del gasdotto. La Germania, stava dicendo Biden, è poco più di una colonia degli Stati Uniti.

Il Presidente cinese Xi Jinping con il Presidente russo Vladimir Putin dura una visita a Mosca nel 2019 (Cremlino)

L’ultimo chiodo della bara della NATO è arrivato il 4 febbraio, quando il Presidente russo ha incontrato il Presidente cinese Xi Jinping in occasione dell’apertura dei Giochi Olimpici invernali di Pechino. I due leader hanno rilasciato una dichiarazione congiunta di più di 5000 parole, in cui la Cina ha appoggiato l’obiezione russa sull’espansione della NATO in Ucraina.

La dichiarazione congiunta russo-cinese è stata di fatto la dichiarazione che né la Russia né la Cina permetteranno all’“ordine internazionale basato sulle regole” guidato dagli Stati Uniti di essere promulgato dall’amministrazione Biden per andare avanti incontrastato. Le due nazioni hanno, invece, annunciato che perseguiranno un “ordine internazionale basato sul diritto” che fa ricorso per la sua autorevolezza alla Carta delle Nazioni Unite, in contrasto con le regole unilaterali che perseguono solo gli interessi degli Stati Uniti e di piccoli blocchi di nazioni alleate.

Un mondo diverso

Il mondo è cambiato sostanzialmente. La NATO ha letteralmente nessuna rilevanza. Il suo ultimo gesto di sfida consiste nello spiegamento di forze in Europa orientale per sostenere le capacità difensive di quella regione in conformità con l’Articolo 5. Le forze dislocate (poche migliaia di paracadutisti americani e un po’ di altri contingenti provenienti da altre nazioni della NATO) non solo non possono sconfiggere l’avversario russo ma non riescono neanche a fornire un minimo di valore di deterrenza in caso la Russia avesse voglia di spostare il suo sguardo dall’Ucraina alla Polonia e ai Paesi baltici.

Ciò che la NATO non capisce è che la Russia non ha alcuna intenzione di invadere né l’Ucraina né l’Europa dell’est. Tutto ciò che la Russia ha fatto è dimostrare il guscio vuoto che è diventata la NATO, sottolineando proprio quanto sia veramente vuota la promessa dell’Articolo 5 della difesa collettiva.

A questo proposito, si dovrebbe considerare l’attuale fase di prova di forza della NATO come l’equivalente moderno della carica di Picket, il punto più alto dell’alleanza trans-atlantica. Nelle settimane e nei mesi a venire, la NATO dovrà affrontare la realtà: la Russia non sta invadendo nessuno e la prova di forza in cui è attualmente impegnata non solo non è necessaria ma, peggio, è insostenibile.

Le fratture esposte tra i membri della NATO quando si tratta dell’Ucraina non faranno che aumentare nel tempo. Potrebbero volerci anni prima che la NATO si levi dalle palle ma nessuno si faccia ingannare da ciò che sta succedendo: la NATO, come alleanza, è finita.

*****

Articolo di Scott Ritter pubblicato su Consortium News l’11 febbraio 2022
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.


La redazione di Saker Italia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.

L’opinione dell’autore non è necessariamente la nostra. Tuttavia qualsiasi commento indecente che non riguardi l’articolo ma l’autore, sarà moderato, come dalle regole in vigore su questo sito.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 46

Latest Images

Trending Articles